ICT e didattica delle scienze

Maria Guida

Il valore aggiunto delle nuove tecnologie all’insegnamento scientifico

Le nuove tecnologie costituiscono un’occasione per un rinnovamento radicale della nostra didattica. Non dobbiamo pensare ad esse come a strumenti nuovi e neutri da integrare nella lezione di sempre per perseguire i soliti obiettivi ma come a strumenti che ci aiutino a sviluppare negli studenti nuove competenze, oggi necessarie.

Al giorno d’oggi, infatti, siamo sommersi di informazioni e dobbiamo insegnare ai nostri studenti a gestire questo overflow: se ci riusciremo avremo insegnato loro qualcosa che utilizzeranno lungo l’arco della vita.

Il loro problema non è, infatti, conoscere dei contenuti ma saper recuperare informazioni, strutturarle, riflettere su di esse in modo critico. Le capacità metodologiche dell’insegnante acquistano così un’importanza strategica, molto più delle sue competenze disciplinari e le nuove tecnologie rendono più semplice creare situazioni di apprendimento che aiutino a sviluppare il pensiero critico ed anche un atteggiamento scientifico nei confronti dei problemi e delle tematiche della vita del cittadino.

Entrando nel dettaglio dei punti di forza di questi strumenti osserviamo che ai tempi della lavagna d’ardesia e della trasmissione prevalentemente verbale di informazioni molto veniva lasciato all’immaginazione dello studente. Le nuove tecnologie forniscono invece in prima istanza dei tool di visualizzazione più potenti, precisi e interattivi rispetto ad un semplice disegno fatto con il gesso, che si tratti di molecole complesse, di forze in gioco in un problema di statica o di parti del corpo umano.

Più in generale le nuove tecnologie favoriscano delle strategie d'insegnamento basate sull'approccio costruttivista che prevede una costruzione personale e attiva del proprio sapere da parte degli studenti, a partire dai propri bisogni e dalle proprie motivazioni, collaborando attivamente con i compagni e gli insegnanti. In particolare i processi IBSE acquistano tempi di attuazione compatibili con i tempi del curriculo grazie al risparmio di tempo dovuto all’uso di nuovi strumenti come il calcolo automatico o i laboratori online. Questi ultimi hanno l’ulteriore vantaggio di ridurre il rischio di “floundering”, evitare cioè che i ragazzi sperimentino senza avere un’idea precisa su cosa stanno facendo e su qual è il prossimo passo da compiere. E’ stato osservato che talvolta essi tendono a svolgere soltanto una pianificazione a breve termine e non monitorano in modo adeguato cosa hanno fatto finora (Manlove, Lazonder & de Jong, 2006).

L’uso delle simulazioni al computer dà la possibilità di sperimentare anche quando il fenomeno è a scala troppo grande o troppo piccola o distante o pericoloso senza essere costretti a trattarlo solo teoricamente.

Il laboratorio virtuale può essere usato come complemento alle attività in laboratorio reale per consentire agli studenti di prepararsi all’esperimento senza dover concentrare l’attenzione su tecniche e procedure ma solo sui concetti e senza correre alcun rischio per la sicurezza, qualunque sia l’esperimento eseguito, senza timore di ustioni chimiche o di rottura di vetri. Esso può servire anche come recupero a casa per gli studenti che hanno perso la lezione sperimentale o per assegnare compiti che gli studenti svolgono autonomamente a casa o, addirittura, per far si che gli studenti possano ideare, progettare e realizzare i propri esperimenti.

Le nuove tecnologie consentono inoltre la condivisione anche a distanza, dilatando il tempo della scuola, e la produzione condivisa non più solo di un testo scritto ma anche di un prodotto multimediale che è più in sintonia con i linguaggio degli stessi studenti.

Ci sono dei punti di attenzione nell’utilizzo didattico delle tecnologie

L’indubbia utilità delle simulazioni e dei laboratori virtuali e di quelli online, con particolare riguardo alle situazioni in cui un’esperienza concreta è irrealizzabile, non deve indurre a facili entusiasmi e di conseguenza ad un uso esclusivo di strumenti informatici. Essi non potranno mai sostituire l'attività di laboratorio né il reale lavoro sul campo poiché l'esperienza diretta delle cose nel mondo naturale rimane essenziale per la scienza.

La seconda riflessione è che la comunicazione tramite computer o i telefoni cellulari non può sostituire la condivisione diretta di esperienze e idee attraverso conversazione, discussione e argomentazione. L'immediatezza della conversazione nel piccolo gruppo di lavoro in classe ha un ruolo diverso nell'apprendimento rispetto alla comunicazione asincrona attraverso i computer.

Sviluppare negli studenti le metaabilità di lavoro autonomo e di autodirezione non significa indurli ad un apprendimento solitario: occorre evitare di isolare gli studenti gli uni dagli altri e l’aspetto sociale dell’apprendimento è tanto più importante quanto minore è l’età degli studenti.

In definitiva un uso virtuoso della tecnologia è un uso avveduto e critico che evita di utilizzarla sempre e dovunque per personale passione del docente ma la usa laddove dà veramente un valore aggiunto per l’apprendimento degli studenti.

Infine, nonostante le recenti sperimentazioni didattiche sulle tecnologie mobili abbiano dato risultati interessanti, dobbiamo ricordare che i nostri studenti fanno già un uso eccessivo di questi device e probabilmente non è il caso di incoraggi ad un uso ulteriore.

Sherry Turkle, uno dei più influenti teorici del mondo online, cui la rivista Wired nel 1996 ha dedicato una copertina grazie al suo libro “Life on the Screen: Identity in the Age of the Internet”, è intervenuta al TED 2012 sostenendo che “Abbiamo bisogno di dialogare, non solo di essere connessi”.



La Turkle sostiene che i dispositivi che abbiamo sempre in tasca hanno l'effetto di rimuoverci dalle nostre vite e stanno cambiando chi siamo perché la tecnologia ci dà l'illusione della compagnia senza i mezzi dell’amicizia. Ora abbiamo bisogno di imparare di nuovo a stare da soli.

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