Non sono certo giovanissima eppure sin da quand’ero studente sento parlare di ecologia e di studio e tutela dell’ambiente. Questi dunque non sono argomenti nuovi ma se il loro studio è affrontato in maniera teorica, magari attingendo informazioni solo da una fonte cartacea e trattando di ambienti lontani dallo studente e che nulla hanno a che fare con il luogo in cui egli vive, allora la speranza di costruire un apprendimento significativo e duraturo è flebile.
Ad un livello di competenza sufficientemente alto degli studenti è possibile eseguire delle vere e proprie attività di monitoraggio di parametri scientifici biofisici di un bioma dando così agli studenti l’opportunità di impadronirsi del metodo scientifico ma al livello delle classi del biennio della scuola superiore sarà sufficiente poter attingere informazioni sul campo che ci aiutino a decodificare, in un’ottica scientifica, la realtà mentre è sotto i nostri occhi.
D’altro canto c’è da considerare che talvolta non è possibile portare gli studenti in situazione, per motivi oggettivi di pericolosità o di inaccessibilità o di responsabilità o di burocrazia ma in tutti questi casi gli ambienti virtuali tridimensionali vengono in nostro aiuto simulando l’interazione diretta, elemento chiave di una strategia didattica in sintonia con lo studente orientato verso lo stile cinestesico che ha bisogno di toccare oggetti e di essere in movimento, ha necessità di pause frequenti e non riesce a concentrarsi se costretto a stare immobile a lungo.